anghelos
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Gran parte dello spazio che abitiamo oggi (edifici residenziali, spazi pubblici,…) è di pessima qualità, brutto e comunque inadatto rispetto alle esigenze di questo tempo. L’architettura è sempre più auto referenziale e quindi separata dall’uomo, dalla natura, dalle leggi che regolano il tutto. Parallelamente l'epoca che stiamo vivendo, più di altre, vede l'uomo impegnato nella ricerca e nel riconoscimento di una pluralità di dimensioni del suo essere (dimensioni fisiche, emozionali, mentali, spirituali,...) che lo conduce ad attivare un processo continuo di integrazione di questa molteplicità in tutti gli ambiti della sua vita e, quindi, anche nella progettazione dei suoi spazi. Nuove conoscenze, provenienti da più ambiti disciplinari, ci svelano nuove 'dimensioni' dello spazio che spingono verso un nuovo modo di progettare ed abitare. La ricerca architettonica e artistica contemporanea ci restituisce un ampio patrimonio di nozioni, informazioni, consapevolezze sullo spazio e sulle forme che lo compongono, e quindi, sulle possibilità gestionali di esso a tutti livelli (funzionali, figurativi, tecnici,...), che sollecitano ed agevolano questa necessità di definizione di nuove modalità interattive tra uomo e spazio e, anche, di nuove ipotesi abitative. I problemi determinati dalla situazione attuale e il cambiamento di coscienza globale in atto richiedono un abitare diverso, più consapevole; una nuova etica ed una nuova estetica.
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L'uomo plasma l'ambiente in cui vive in modo che risulti in armonia con la sua vita. Non si è dunque lontani dal vero pensando che l'uomo si è modificato se la sua abitazione si presenta diversa. La "sostanza abitativa" nel suo complesso modificherà il proprio aspetto solo quando sarà cambiato l'uomo. Bruno Taut
...è
il poetare (das Dichten) che, in primissimo luogo, rende l'abitare un
abitare. Poetare è un autentico fare abitare (Wohenlassen). Ma
con quale mezzo noi perveniamo ad un'abitazione? Mediante il costruire
(Bauen). Poetare, in quanto far abitare, è un costruire. Martin Heidegger
...l'architettura
deve ricatturare le alte sfere della conoscenza e diventare cosmica
ancora; cioè la cosmogenesi attuale, che rappresenta i processi
di crescita. Questo cammino può produrre una moltitudine di nonsense
pretestuosi? Senza dubbio. Può diventare un altro linguaggio
formale o alla moda? Naturalmente come d'altronde è accaduto
ai principali movimenti degli ultimi cento anni. Garantirà una
buona architettura? No. Charles Jencks
Se consideriamo il verbo abitare in senso lato ed essenziale, allora esso denota il modo in cui i mortali adempiono al loro errare: dalla nascita alla morte, sulla terra e sotto il cielo. Ovunque sia l'errare resta l'essenza dell'abitare come lo stare tra terra e cielo, tra nascita e morte, tra gioia e dolore, tra opera e parola. Se con questo molteplice tra indichiamo il mondo, esso diventa la casa inabitata dai mortali. Le singole dimore, i villaggi, le città, sono comunque opere di architettura che radunano al di dentro e all'intorno il molteplice tra. Gli edifici avvicinano la terra all'uomo, quale paesaggio abitato, e pongono allo stesso tempo la vicinanza del dimorare insieme sotto la vastità del cielo. Martin Heidegger
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