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Intervento
senza
titolo
Tomasina Squadrito
Cantieri
Culturali alla Zisa - Spazio
Ducrot
Palermo, 18.01.03
polaroid di
tarkovskij
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Nel corso dei mesi, da quando ho cominciato a pensare
al tema di quest' osservatorio, il senso della mia adesione
a questo progetto è stato un affondo, come se sopratutto
camminando, parlando, facendo le azioni più quotidiane
potessi fondare un "fra", un "in mezzo" che chiama, che ci
forma e che formiamo, che si apre con nostalgia e speranza. Abitare "in mezzo", "fra" persone, cose, tensioni è come stare
con intensità, coralità e concretezza in questo concetto :in un
dentrofuori, in un lontanovicino, essendo noi stessi spazio. Questo stare è proprio il nostro farci spazio allo spazio, luogo
al luogo. In questo abitare " fra ", "in mezzo ", quello che viene in rilievo
è, quasi un paradosso, lo sfondo. Questo stare "in mezzo" agli altri, ai nostri simili e dissimili,
alle cose, ai luoghi, agli animali, ci dà la consapevolezza
cellulare dell' importanza, della valorizzazione di questo sfondo
ed è un capovolgimento rispetto alla rilevanza del segno o
della forma a cui siamo abituati, penso a Centi, Ad Rheinardt,
Rotko, Turner, l' informale
E' importante la terra con la sua massa - c' è -, sono importanti
i movimenti delle acque - un flusso o una stagnazione
-, l' intensità del fuoco -sale o si spegne -, la fisicità delle nostre
relazioni - perché ci sono, le facciamo -, il fare, l' agire
quotidiano, il ritmo che scaturisce dai movimenti, per esempio,
quelli delle nostre azioni coinvolte nella cura per la casa o per
quelle di un luogo delimitato. La scansione del rifare i letti, nel preparare la tavola, nel lavare
i piatti, nella pulizia e organizzazione degli ambienti che sono
tutte azioni, performance che hanno la valenza sacrale dei riti,
di antichi e nuovi riti. Conversare, fermarsi, sognare: tutti riti. Questa consapevolezza del radicamento del "fra", dell ' "in
mezzo" è come lavare le idee, gli atti nei fiumi, dato che, abituati
a spostare oggetti, confini ci viene difficile spostare, lavare idee,
particelle eppure, anche queste nel loro concepto, sono concrete. "Fra-in mezzo",come momento mobile dello stare, come
materia-matrice, espressione e divenire, come primo punto creato,
che è, secondo la tradizione della Kabala, Hokmah-Sapienza
che si allarga, diventa Chora, luogo, alveo e impronta di ciò che
nasce. Abitare anche le linee, i punti, i colori di quello che facciamo,
abitare la materia con cui si lavora, abitare gli schermi. La vita delle cose non ci costringe così e riconosciamo nei luoghi
quello che spesso non vediamo, la loro propria energia vitale. "Tra " è pre-posizione, particella, pre-figurazione di nome e verbo,
della loro interazione. Fra due persone o più è importante la forma, certo, ma ogni volta
mi attira lo spazio che si crea fra di loro, la distanza che si
stabilisce quando parliamo, ci tocchiamo o altro, se nell 'abbraccio
c'è vuoto o no, se quando siamo seduti la posizione è interna o esterna, quale densità manifestiamo, percepiamo, se il disegno
in vuoto è vero, come antimateria, buco nero o nostra vacuità. Eppure " abitare tra" è anche spaesamento, sentirsi in esilio nella
città e nel tempo in cui si è nati o si vive ed è una
condizione-fondamento, quanti artisti sentono questo. Ora questo " tra " è proprio quello che vorrei salvare in un ' ideale
arca per fondare un nuovo spazio, città, terra, vorrei salvare quello
che non si vede e mettere tutti i resti e chi non ha-è spazio,
mettere in un' arca tutti i vuoti dell ' umanità. Mettere l' in mezzo " che si forma tra gli esseri umani quando
parlano, mangiano, camminano, dialogano, ricordano, forse
faremmo il genoard. Questo " fra ", "in mezzo" è la chora-culla di ciò che diventa casa
- stanza - oggetto - movimento e qui a Palermo, nella zona attorno
alla Cuba in corso Calatafimi, c'è il luogo dell' antico genoard,
il bel giardino ridente. Da questi luoghi assoluti e frementi ha origine qualcosa che
sentiamo come arte.
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