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PALERMO NON E' UNA CITTA' CONTEMPORANEA
di fabio alfano

Il termine con-temporaneo, in un uso corrente, oltre a indicare l’appartenenza di un evento ad un tempo, evidenzia anche la relazione con lo ‘spirito’ del tempo in questione, con la sua identità, la sua coscienza, i suoi linguaggi.
Nell’ambito dell’architettura, delle arti, della cultura in generale questo termine ha un importante ruolo in quanto delinea tra l’intera produzione culturale-espressiva di un periodo quella portatrice, appunto, della condizione di ‘contemporaneità’: capacità di descrivere, interpretare, rappresentare il tempo in atto, codificarlo ed esprimerlo in segni, parole, note, …. Una condizione difficile per la responsabilità di evidenziare ciò che c’è di nuovo e moderno rispetto alle culture vigenti, provenienti dal passato, sicuramente più rassicuranti in quanto familiari. Contemporaneo è quindi conoscenza del presente.
Ogni epoca ha il suo contemporaneo e attraverso questo i luoghi si evolvono e così le persone. L’epoca che stiamo vivendo ha uno straordinario contemporaneo fatto di una pluralità di approcci e linguaggi che cercano di esprimere l’assai accelerato processo di trasformazione che oggi investe l’arte come le scienze, le religioni, la filosofia, …e così tutte le attività dell’uomo. Un contemporaneo che costringe ad intraprendere nuovi rapporti con ogni cosa perché descrive un tempo in cui dogmi, certezze, assolutismi, visioni uniche e statiche della realtà cadono per lasciare posto ad una complessità e organicità delle cose che porta a sempre nuove e infinite visioni del tutto.
Questo contemporaneo, nelle sue varie forme culturali, è pienamente espresso in molte città del mondo attraverso l’architettura, l’arte, il design, la pubblicistica, gli eventi culturali ,..
Perché a Palermo niente o pochissimo di tutto questo. Perché Palermo non è una città ‘contemporanea’ (nei termini descritti)? Non le interessa esserlo, o non comprende di non esserlo?
Niente edifici, piazze, strade con i linguaggi del nostro tempo, nessun processo di estetizzazione della città attraverso opere d’arte, installazioni urbane, particolari ambientazioni, poche mostre o altri eventi che veicolano la sfaccettata cultura di questo presente, nessuna creatività nell’inventarsi e vivere la città,…
Quel poco che è stato fatto, a cui si dà il massimo riconoscimento, purtroppo non ha la forza di incidere sullo status generale della città perché quantitativamente ridotto, parziale in molti casi, talvolta incerto, e spesso anche se fatto con mire di modernità reso inattuale da se stesso per i lunghi di tempi di realizzazione. C’è poco coraggio in questa città, troppa attenzione rivolta ad un passato in cui ci si è rifugiati per l’impossibilità di andare avanti.
Di chi è la responsabilità? Delle amministrazioni, delle istituzioni, dei cittadini che non esprimono dissenso, indignazione,.. Eppure i palermitani hanno dimostrato di essere desiderosi di cultura e soprattutto di contemporaneo e questo lo abbiamo visto in occasione delle poche cose fatte abbondantemente frequentate. La gente di questa città come quella di qualsiasi altra città ha necessità di conoscere, vedere, fare esperienza dei moduli espressivi di questo tempo presente e non vuole essere sempre costretta ad andare fuori per varcare le proprie soglie di conoscenza certamente ‘isolate’ dal mare che ci circonda.
Se vogliamo una cultura del contemporaneo a Palermo dobbiamo iniziare a conoscerlo ed apprezzarlo distinguendolo innanzitutto da ciò che non è.
Contemporaneo non è certamente, come la gente comune pensa perché frastornata da ciò che ha visto, ciò che è stato prodotto in questi luoghi dal dopoguerra ad oggi, non è, per fare un esempio, viale Strasburgo o altre strade similari sorte durante l’espansione post-bellica, non sono i quartieri periferici della nostra città, ciò è solo edilizia, nella maggior parte dei casi realizzata con la sola intenzionalità speculativa. Fortunatamente altri luoghi su questo pianeta ci dimostrano che c’è altro, espressione qualificata di questo nostro tempo con il quale questa città rischia di non entrare in contatto.